Intervista a Roberto Bolciaghi, titolare della concessionaria Renord SPA e socio UCRI

Renord Front 1 Roberto B. Titolare

Intervista a Roberto Bolciaghi, titolare della concessionaria Renord S.P.A. e socio UCRI

Intervista a Roberto Bolciaghi, titolare della concessionaria Renord S.P.A. e socio UCRI

03/04/2021

Roberto B. Titolare

Roberto, 52 anni, titolare della Renord S.p.A. di Milano, concessionaria Renault, Dacia, Nissan, con oltre 11 mila vetture tra nuove e usate vendute all’anno (dati 2019) e 150 dipendenti, è stato eletto recentemente nel Comitato Esecutivo di Federauto, la Federazione Nazionale dei Concessionari Auto, guidata da Adolfo De Stefani Cosentino.

Titolare di tre marchi importanti, Past President dell’Ucri e Proboviro, membro dell’Esecutivo Federauto, partner unico Nissan per Milano… sono molti gli incarichi ed i riconoscimenti che vedono in te un Imprenditore dell’Automotive riconosciuto ed esemplare. 

Si, sono incarichi che mi danno prestigio ma anche tanta responsabilità. E li accetto con la consapevolezza di poter dare il mio contributo con entusiasmo. Sin dall’incarico che ho ricoperto in UCRI ho ritagliato uno spazio prezioso di tempo alla mia attività di imprenditore per dedicarmi all’Associazione ed oggi lo occupo per portare avanti gli incarichi che mi hanno affidato.

Veniamo ad oggi, dicci la tua giornata tipo e se ti conservi dello spazio per le tue passioni.

Inizio molto presto, dal lunedì al sabato arrivo in ufficio alle 6 del mattino. La domenica invece me la prendo comoda, arrivo in azienda alle 7 (ride). Il fatto è che amo l’ufficio di buon mattino, tranquillo e silenzioso, dove posso leggermi tutte le email, informarmi e farmi il quadro della giornata. Poi per un’oretta faccio allenamento fisico nella palestra interna dell’azienda e, corroborato, mi getto nella mischia quotidiana, che ha un inizio ma non si sa mai quando terminerà. In Renord mi occupo dell’azienda a 360 gradi, lavorando gomito a gomito con tutti i responsabili dei vari settori e divisioni. Purtroppo mi resta poco tempo per le mie due grandi passioni, i miei amori: la famiglia e la mia Harley. Il tempo che rimane lo dedico naturalmente alla famiglia, ma riesco ancora, qualche week end all’anno, a scappare con i miei amici appassionati harleysti verso qualche raduno o qualche meta lontana.

Hai guidato l’Ucri per nove anni consecutivi. Qual è stato il momento più difficile di tutta la tua esperienza da presidente? E quale quello che ti ha dato maggior soddisfazione?

Devo dire che di difficile non c’è mai stato nulla. In 9 anni da presidente ho visto succedersi in Renault tre direttori generali. Ecco, l’aspetto più delicato dell’esperienza da presidente è stato quello di dover ricominciare a tessere la relazione, la sintonia con il DG del marchio ad ogni avvicendamento. Per un presidente di concessionari di un marchio di automobili la relazione, il livello di rapporto personale che si instaura con il costruttore è strategico per permettere all’associazione di svolgere il suo ruolo.

Da presidente le soddisfazioni non sono certo mancate, ma ciò che più mi ha fatto piacere è stato veder riconosciuto dal costruttore che l’Italia, tra i mercati del Gruppo Renault nel mondo, è cresciuta costantemente in tutte le classifiche di performance e di risultati. Rappresentare il Paese coi migliori risultati degli ultimi anni nelle riunioni mondiali dei concessionari del Gruppo, è stato per me un onore e motivo di grande soddisfazione.

 Cosa significa aver rappresentato i colleghi?  

Un grande senso di responsabilità. Né io né i miei colleghi del direttivo che guidavo abbiamo tralasciato per una volta di adoperarci per il bene di tutti i colleghi, per l’interesse di tutti i concessionari del marchio Renault. Rappresentare i colleghi è stato per me un esercizio continuo di mediazione tra le esigenze locali e quelle di tutti, come è normale in un organismo come l’UCRI che rappresenta concessionari d'auto dislocati lungo tutta la Penisola. Il fatto che ogni collega del direttivo che mi ha affiancato durante la mia esperienza abbia avuto gli apprezzamenti da parte di tutti gli associati, è stato un motivo di soddisfazione e di orgoglio per me. 

Adesso Federauto….

Una nuova sfida, iniziata a dire il vero già da un paio di anni con il Presidente Adolfo De Stefani Cosentino. Rappresenta senza dubbio un impegno difficile, un lavoro molto diverso, con un respiro ed un raggio di azione e di intervento più ampio, in cui le tematiche da affrontare riguardano tutta la filiera dell’Automotive, tutti i marchi e non più i soli brand con cui ho familiarità. E' anche un’esperienza da cui potrò trarre insegnamenti perché avrò di fianco colleghi imprenditori di assoluto spessore, esperienza e competenza. Sono motivatissimo.

Il 2020, anno inimmaginabile. Cosa ha significato per te, cosa ti ha lasciato nello stato d’animo di Imprenditore l’anno da poco passato e così complicato?

Sai, è stato un anno dove abbiamo dovuto prendere decisioni dolorose e repentine. Su tutte, quella di chiudere l’azienda una settimana prima del lock-down deciso dalle istituzioni. E’ stata una decisione sofferta ma presa per tutelare i dipendenti e i clienti. Ho messo la salute di tutti i miei dipendenti davanti ad ogni altra cosa, anche al business. Poi, ci siamo mossi per gestire l’attività tra mille peripezie e difficoltà. Come tutti ci siamo attivati sui social e sul web per restare in contatto coi clienti anche se on-line. Questa decisione ha però dato un’accelerazione al processo di cambiamento organizzativo della nostra concessionaria che avevo già avviato. Eravamo già presenti ed attivi on-line ma in forme alquanto marginali. Dal marzo del 2020 abbiamo decisamente potenziato questo canale di comunicazione col cliente, con discrete soddisfazioni. Diventerà un canale preponderante? No, ma penso sia giusto esserci e dare da lì servizi alla clientela digitale. In breve, dalla situazione di incredibile difficoltà in cui ci siamo trovati, abbiamo tratto qualcosa di innovativo che, lo ammetto, senza la pandemia avremmo fatto ma con più tempo e calma. Al di là di questo, la crisi sanitaria che si è abbattuta sul nostro territorio mi ha permesso di osservare che in quei giorni in Renord, che da sempre è una realtà in cui chi vi lavora si sente parte di una famiglia, il personale si è stretto ancora di più attorno all’azienda ed al proprio lavoro come un tutt’uno. Per me è stata la riprova della grande responsabilità che noi imprenditori abbiamo verso chi, dipendenti e clienti, ripone la sua fiducia in noi. 

Il settore dell’Automotive sta assistendo a cambiamenti irreversibili dal lato della vendita, accelerati dalla pandemia e dalle limitazioni alla libertà di spostamento imposte dai governi, la cui sintesi si può identificare nel “cliente digitale”. Appartiene davvero al passato il cliente “analogico”?

In questo momento ti direi comunque di no. Il cliente digitale è visibilmente aumentato ma quello analogico è ancora la maggioranza e soprattutto ha ancora voglia del contatto con l’auto.

Il cliente desidera ancora venire a trovarci, parlare di auto, conoscere l’auto, provarla se possibile e con tutte le precauzioni. Senza dubbio, grazie ad Internet la gente è molto più informata sui prodotti rispetto a prima e per i nostri consulenti ciò rappresenta una vera e propria sfida ad aumentare la preparazione e la loro competenza. Resta comunque la professionalità del venditore a fare la differenza. Vedi, il cliente che vuole l’auto ripone un’enorme fiducia nel venditore, con lui è pronto ad investire somme importanti, troppo importanti – secondo me - per affidarle ad asettiche, anche se affidabili e sicure, piattaforme digitali.

 Due sono i fattori che stanno emergendo: il ricorso sempre più marcato alla vendita on line ed il peso sempre maggiore della mobilità a discapito del possesso, che imporrà cambiamenti negli usi e nelle abitudini. Qual è la tua percezione sul futuro del nostro settore?

È innegabile che stiano avvenendo cambiamenti, è vero, si percepisce. I giovani oggi hanno meno voglia di avere l’auto di quando eravamo diciottenni noi, che avevamo un unico sogno: la patente per guidare l’auto. Il giovane oggi ha davanti a sé altre soluzioni di mobilità. La nostra sfida è intercettare queste soluzioni. Il come ed il quando, queste sono le sfide che abbiamo davanti. Chi ci arriverà per primo avrà maggiore successo nel capire e rispondere ai bisogni di nuova mobilità. L’unica cosa certa secondo me è l’attività di assistenza. Non vedo in futuro scossoni traumatici sul post vendita; piuttosto, dovremo capire in quale misura la tecnologia in dotazione alle auto elettriche inciderà sulla frequenza della domanda di riparazione e di manutenzione, anche se le ibride ad esempio avranno sempre bisogno di venire nelle nostre officine. Certo qualcosa dovrà cambiare, dovremo assumere più specialisti ed ingegneri in officina ma la riparazione delle auto non calerà.

Parlando di cambiamenti, non possiamo non chiederti un commento sulla RENAULUTION di Luca De Meo. Cosa suscita nell’animo di un dealer Renault?

Ho la fortuna di conoscere Luca personalmente, avendo lavorato insieme nei suoi primi anni in Renault. Quindi, rivederlo con noi mi fa enormemente piacere. Lo reputo uno tra i tre migliori manager dell’Automotive a livello mondiale, un vero car guy, ossia un manager con la passione dell’auto. Questo mi fa sperare che tutte le innovazioni e le trasformazioni che apporterà al Gruppo Renault avranno la sua impronta di entusiasmo e di passione. Sono convinto che riporterà il Gruppo e i suoi marchi ai successi che si merita. E, come dealer Nissan, ho grande fiducia sul futuro dell’Alleanza e sul suo rilancio.

E l’attività di Concessionario da qui a 5 anni come sarà?

Per i ritmi forsennati che avremo sempre di più, forse dovremmo inserire un mental coach in concessionaria … (ride). Non ho doti divinatorie, ma qualche certezza si. Dovremo avere i nervi saldi per affrontare qualsiasi cambiamento che si presenterà nel prossimo futuro, per proseguire l’attività e consolidarci come impresa.

Ricevi la telefona del CEO di un marchio di automobili per chiederti 3 consigli: cosa gli suggerisci?

Di tenere sempre a mente:

  • il rispetto degli investimenti del dealer
  • di mantenere costante la relazione di partnership con il dealer che è, per la mia esperienza, il vero collante tra le case automobilistiche e le reti di concessionari
  • che il dealer è un’azienda: vive di redditività che reinveste per risorse umane, strutture, tecnologie, customer care! Quindi gli suggerirei di non far mai mancare questo elemento indispensabile.

Aggiungo una quarta se posso: gli direi di fare sempre e solo belle macchine!

 


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